Autunno in Barbagia 2023

La città di Nuoro affonda le sue radici sulle storie di lotta per la libertà e sul fermento culturale che a partire dall’Ottocento gli valse l’appellativo di Atene sarda.

Della vita in epoca preistorica rimangono numerose testimonianze: dalle domus de janas come quelle di Maria Frunza e di Janna Ventosa datate tra il IV e il III millennio a.C., ai circa 30 nuraghi tra cui si segnalano quelli di Tanca Manna e di Noddule.

La città fa parte di una più vasta area descritta dalle fonti antiche come il territorio dei sardi “pelliti”, chiamati così perché indossavano delle pelli, successivamente definiti barbaricini. Questi popoli erano riconosciuti dai loro avversari come grandi combattenti: diedero non poche difficoltà persino all’esercito dell’impero romano.

L’insediamento dei romani nella zona avvenne in seguito alla diffusione del cristianesimo, di cui abbiamo testimonianza nelle lettere di Papa Gregorio Magno (fine VI secolo d.C.) a Opitone, capo dei barbaricini. All’età romana risale il primo nucleo della città documentato dai resti archeologici ritrovati vicino alle sponde del ruscello Ribu de Seuna. Nell’Alto Medioevo la popolazione si spostò vicino alla sorgente Sa Bena dando vita a Sèuna, il più antico rione della città.

Durante il periodo giudicale Nuoro fece parte prima del Giudicato di Torres poi di quello di Arborea. Con la fine del giudicato e la sconfitta di Leonardo Alagon il villaggio conobbe il durissimo regime feudale imposto dalla corona d’Aragona e, in seguito, da quella di Spagna.

Durante la dominazione sabauda il malessere trasformò la città in un teatro di grandi rivolte divenendo il simbolo della ribellione all’editto delle chiudende con cui si imponeva la proprietà privata eliminando l’uso comunitario della terra. Nell’aprile del 1868 la popolazione insorse al grido a su connottu(lett. ‘al conosciuto’) con cui si richiedeva il ritorno agli antichi usi. La dura repressione della sommossa non spense il malcontento della popolazione. Nonostante le difficoltà il centro non smise di crescere: la città si sviluppò dai due quartieri storici di Sèuna e di Santu Predu (San Pietro).

A dispetto dell’isolamento in cui fu abbandonata, il grande fermento culturale portò la città all’attenzione europea: artisti, studiosi e letterati, tra cui Francesco Ciusa, Salvatore Satta, Sebastiano Satta e Grazia Deledda, diedero lustro al capoluogo barbaricino.

Nel tempo il terziario ha gradualmente preso il posto del settore primario (agricoltura e allevamento) trasformando l’aspetto della città. Con la creazione dell’Istituto superiore regionale etnografico e dei musei d’eccellenza come il MAN Nuoro conserva il suo ruolo di capitale culturale dell’Isola.

Nel cuore della Sardegna si trova la città di Nuoro custodita da  Su Monte (‘Il Monte’) come lo chiamano affettuosamente i nuoresi. Sospeso tra passato e presente il Monte Ortobene è il più rilevante monumento naturale del territorio comunale. Racchiuso tra il rio Marreri e il fiume Cedrino sfoggia solenni torrioni e pinnacoli separati da gole scoscese e circondati da incantevoli valli.

Percorrendo i sentieri dell’altopiano granitico si individuano i suggestivi tafoni, rocce scavate dagli agenti atmosferici fino a formare grosse cavità, riutilizzate dalle popolazioni che nei secoli hanno abitato queste terre. L’erosione millenaria esercitata dall’acqua e dal vento ha dato vita a numerose altre formazioni rocciose: massi simili a statue o a forma di animali, pareti a nido d’ape che evocano fiabe e miti d’altri tempi.

Negli anfratti più suggestivi, tra i boschi di lecci, roverelle e querce, si svelano le numerose sorgenti tra cascatelle e piccoli torrenti. La vegetazione si alterna tra macchia fitta e boschi dove si incontrano il corbezzolo, il ginepro, il cisto, il lentischio e l'olivastro. La ricchezza della flora è ben rappresentata dalla varietà di Orchidee di cui sono state censite 18 specie appartenenti a 9 generi diversi.

Il Monte Ortobene è l’habitat di numerose specie animali: nel bosco vive la martora, il topo quercino e il ghiro mentre nel fondovalle più vicino ai pascoli si trova la donnola e la volpe. Sono presenti anche cinghiali, lepri, gatti selvatici, fioraccini, cinciarelle, scriccioli, picchi rossi, alcune varietà locali tra cui la pernice sarda, la lepre sarda e i rapaci come la ghiandaia, la poiana, l’astore e la leggendaria aquila reale.

Sulla cima del monte ogni anno, nell’ultima settimana di agosto, si svolge la festa in onore del Redentore, l’imponente statua, opera dello scultore Vincenzo Jerace, installata nel 1901. I pellegrini salgono al monte vestiti in abiti tradizionali mentre i canti dei cori locali animano la processione.

Nuoro è considerata  città simbolo della cultura e delle tradizioni sarde : l’attività di grandi scrittori, artisti, musicisti e intellettuali, le procurò tra Ottocento e Novecento il titolo di “Atene sarda”.

Le numerose  testimonianze archeologiche del territorio costituiscono una grande ricchezza per la conoscenza dell’antica civiltà sarda: tra i siti più rappresentativi vi è quello di Noddule dove sono conservati un nuraghe complesso racchiuso da tre torri, una Tomba dei giganti e una fonte sacra.

Il Museo Archeologico Nazionale offre un’interessante esposizione del ricco patrimonio rinvenuto nella provincia di Nuoro a partire dal Neolitico fino all’Alto Medioevo.

La città è sede dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico che gestisce l’importante Museo della Vita e delle Tradizioni Popolari Sarde in cui sono rappresentati il modo di vivere e la cultura materiale degli isolani (abbigliamento, maschere, alimentazione, strumenti musicali).

Anche il Museo Deleddiano è curato dall’ISRE: si tratta della casa natale di Grazia Deledda in cui è stato allestito un viaggio nel tempo alla scoperta della società, dei luoghi e degli oggetti personali della scrittrice premio Nobel per la letteratura. L’edificio si trova nell’antico rione di Santu Predu che conserva ancora  molte delle tipiche case costruite con blocchetti di granito su due o più piani. Tra le vie del centro è incastonata la celebre Piazza Sebastiano Satta opera di Costantino Nivola; fu realizzata nel 1967 in onore del poeta nuorese raffigurato nelle statue bronzee inserite nelle cavità di suggestivi massi di granito.

A Sèuna, il quartiere più antico, si trova la seicentesca Chiesa della Vergine delle Grazie a cui i nuoresi sono molto devoti. La facciata è abbellita da un grande rosone e un portale, di forme prevalentemente rinascimentali, con decorazioni che richiamano lo stile gotico catalano. La Cattedrale, intitolata a Santa Maria della Neve, risale invece a metà ‘800. La scenografica facciata in stile neoclassico sovrasta la piazza antistante ed è racchiusa tra due campanili gemelli.

Il capoluogo fu la patria di illustri artisti come Antonio Ballero e Giovanni Ciusa Romagna. Alcune loro opere, insieme a quelle dei più prestigiosi maestri dell’arte sarda del Novecento sono custodite nel rinomato MAN (Museo d'Arte provincia Nuoro) che organizza numerosi eventi tra cui importanti mostre temporanee e rassegne d’arte contemporanea.

Di grande fascino è il Museo Ciusa dedicato alle opere del grande scultore nuorese, autore de La madre dell’ucciso che nel 1907 gli valse il riconoscimento della critica alla Biennale di Venezia.