Primavera nel Cuore della Sardegna 2023

La città di Bosa ha origini antichissime, tanto che i primi insediamenti risalgono addirittura alla preistoria con le domus de janas prima e i nuraghi poi e, per la sua collocazione, ha sempre goduto nel corso dei secoli di grandissima attenzione da parte dei popoli che hanno via via dominato la Sardegna. Bosa fu una delle stazioni fenicie più note e questi insediamenti costituivano dei punti d’appoggio per la navigazione e il commercio tra Africa e Sicilia verso le Baleari e la Spagna da un lato e Corsica e Gallia dall’altro. La Bosa romana, invece, sorgeva in origine molto più a monte dell’ipotetico sito fenicio, sulla strada di Tibula Sulcos, presso l’attuale chiesa di San Pietro.

Nel 1112 (data recentemente messa in discussione e spostata al XIII sec.) fu costruito il Castello dei Malaspina sul colle di Serravalle. Da questo momento ebbe inizio una fase di trasferimento urbano dal vecchio al nuovo sito, conclusosi nel secolo XIV. La vecchia Bosa fu gradatamente abbandonata e i cittadini iniziarono a costruire le loro case ai piedi del castello per averne la protezione, dando origine al quartiere medioevale dall’ancora attuale suggestione storica di Sa Costa.

Nel 1297 il Papa Bonifacio VIII concesse in feudo la Sardegna al re d’Aragona Giacomo II, il quale iniziò a prenderne possesso nel 1323. Risalgono proprio a questo periodo le fortificazioni di numerosi castelli della Sardegna tra cui quello di Bosa. Nel 1308 i Malaspina vendettero i loro diritti sulla Planargia compreso il castello a Mariano II d’Arborea. Il castello e il suo borgo passarono, con l’arrivo degli aragonesi, prima al giudicato d’Arborea, poi il territorio fu di nuovo in mano ai Malaspina fino al 1330 quando lo cedettero definitivamente allo spagnolo Pietro Ortis a cui si deve l’ampliamento della cinta muraria con la creazione di una torre pentagona. Nel 1499 Ferdinando il Cattolico la dichiara Città Reale con tutti i privilegi e gli onori e lasciando il castello infeudato all’ammiraglio Villamarì. Mentre la città cresce e progredisce, l’interesse dei feudatari diminuisce e il castello inizia la sua decadenza e, nel 1571, viene abbandonato dai soldati. Nell’Ottocento Bosa conobbe un notevole risveglio economico, soprattutto nel 1807 quando divenne Capoluogo di provincia, sede della Prefettura e Intendenza.

Nel 1887 venne inaugurato l’acquedotto a ricordo del quale fu edificata la fontana in trachite rossa e marmo che oggi si trova al centro di Piazza Costituzione. Insieme all’acquedotto venne realizzata la rete fognaria e nel 1870 fu costruito un nuovo porto, formato dalla scogliera che univa l’Isola Rossa alla sponda sinistra del Temo.

Bosa è anche una città di mare, con le sue spiagge dalle caratteristiche uniche; la sabbia, ad alto contenuto di ferro, possiede delle caratteristiche terapeutiche per la cura dei reumatismi mentre le numerose calette dove il mare conserva ancora tutto il suo fascino, sono raggiungibili solo in barca.

Infatti, con una superficie di quasi 300 Kmq fra l'altopiano del Marghine a est, il Montiferru a sud e il Logudoro a nord, il territorio della Planargia  si estende nella parte nord occidentale della Sardegna e comprende i comuni di Bosa, Montresta, Modolo, Suni, Sagama, Tinnura, Flussio, Magomadas e Tresnuraghes.

Lo straordinario ambiente naturale, in cui vivono poco più di tredicimila persone, è dato dalla particolare conformazione orografica e dalla sua natura geologica, ovvero al caratteristico andamento planare di una serie di dolci colline vulcaniche e sedimentarie che degradano verso la costa, e da cui parrebbe derivare la denominazione storica della stessa regione. Tuttavia ciò che rende unico il paesaggio della Planargia è che in un ambito geografico così poco esteso siano rappresentati quasi tutti gli ecosistemi  caratteristici dell’isola, da quello marino  a quello costiero, da quello montano a quello fluviale.

La presenza del fiume Temo, infatti, crea un elemento di continuità e di integrazione tra la fascia costiera, la città e la riserva naturale della media valle. Particolarmente significativa in questi luoghi è la coltura dell'olivo sui versanti collinari di destra e sinistra del Temo. Una tipologia paesaggistico-ambientale nella quale alle vigorose componenti geografiche naturali si giustappongono le tessiture minute e variamente articolate dello spazio antropico, della campagna abitata. Si può ammirare, poi, il paesaggio dei rilievi montani di origine vulcanica e variamente stratificati, articolati e tormentati. L'area costiera risulta scandita in promontori e insenature pittoresche. Insomma un vero e proprio museo territoriale delle formazioni geologiche, di raro interesse estetico e scientifico. Parte importante di questo tipo di paesaggio sono la Riserva naturale orientata di Badde Aggiosu, Marrargiu e Monte Mannu e il Parco Biomarino di Capo Marrargiu. Dal punto di vista faunistico l'area assume importanza comunitaria e nazionale in quanto ospita il nucleo più consistente di Avvoltoio Grifone su tutto il territorio italiano (l'80% della popolazione nazionale). Sono presenti nella riserva, inoltre, specie avifaunistiche come il Nibbio Reale, l'Aquila Reale, l'Aquila del Bonelli, il Falco Pellegrino. Infine, il paesaggio della media valle è caratterizzato dalla valle interna e incassata del fiume Temo e dei suoi affluenti:una conformazione naturale dei siti, resa suggestiva dall'incisione della valle del fiume contornata de pendii meno scoscesi e da ripiani (Sa Paule di Pedrasenta).

Ricche e numerose sono le vestigia monumentali di questo territorio, fra esse le principali si trovano percorrendo il corso Vittorio Emanuele, Sa Piatta, il salotto di Bosa i cui palazzi settecenteschi ed ottocenteschi sono abbelliti da multiformi fregi barocchi, capitelli e architravi decorati con artistici bassorilievi e balconcini con elaborate ringhiere in ferro battuto. A Bosa e nei paesi della Planargia nella realizzazione dei palazzi e monumenti è costante l’uso della pietra locale: la trachite rossa bosana.

Subito vicino al Ponte Vecchio si incontra la Cattedrale dell'Immacolata risalente al XV secolo, ma ricostruita in parte nei primi dell'Ottocento; quindi la Chiesa del Rosario sormontata da un bell'orologio a mensola del 1875 e la piazzetta con la fontana di marmo, circondata dagli archi del Palazzo Delitala e dal settecentesco Palazzo Don Carlo. Ed ancora è possibile visitare: la Chiesa del Carmine con l'annesso Convento, dove ha sede il Municipio, edificata nel 1779 in stile barocchetto piemontese, ricca di decorazioni lignee; poco distante, sull'omonimo colle, il Convento dei Cappuccini dei primi del Seicento. Spostandoci verso il mare, sulla costa opposta del fiume, di fronte al quartiere medievale si affacciano le antiche Concerie, edificate a partire dal Settecento e oggi monumento nazionale. A Bosa Marina, invece, si trova la chiesa di S. Maria del Mare di origine gotico catalana e completata nel sec. XVII; la frazione balneare offre un'ampia spiaggia dominata dalla Torre Aragonese dell'Isola Rossa esempio di architettura militare del Cinquecento.

Per quanto concerne gli eventi e le manifestazioni, durante i mesi estivi si succedono nella città e nel suo borgo marino diversi appuntamenti quali, per esempio, le mostre presso "Casa Deriu" (antica casa padronale del centro storico ristrutturata interamente con i sui arredi originali) la torre aragonese dell'Isola Rossa a Bosa Marina. Di particolare interesse le varie edizioni di mostre mercato nei settori agroalimentare, oggetti d'antiquariato e artigianato locale. Altro evento di indiscussa attrazione è il carnevale. Unico nel suo genere e differente dai restanti carnevali della Sardegna su Karrasegare Osinku, fin dal passato, ha costituito una delle tante forme di divertimento approvate dalla comunità per far avvicinare persone di diverso sesso e condizione sociale. Degne di nota anche le celebrazioni della settimana santa che costituiscono una allettante attrattiva per gli amanti delle tradizioni e del folklore religioso in particolare. Sono singolari, infatti, le rappresentazioni che ricordano la passione e la via crucis di Cristo, sottolineate da canti tradizionali e dalla processione dei fedeli che trasportano le statue dei Santi.

Numerose le produzioni artigianali e tra queste assumono particolare rilievo quelle dell’artigianato artistico, come il filet: un merletto di grande pregio, la cui lavorazione è frutto di antica usanza bosana. La rete venne inventata dapprima per i pescatori, poi le donne sfruttarono lo stesso punto per ricavarne un pizzo ricamando la rete al telaio. Gli orafi di Bosa "sos mastros de oro", sono conosciuti anche col titolo di "ragni della filigrana, per quel loro trattare i fili d'oro e d'argento con la maestria dell'insetto acrobata". Le attuali botteghe, accanto alla capacità di riprodurre con competente maestria i tradizionali gioielli legati al costume delle donne e degli uomini (bottoni, anelli, collane, gancere ed amuleti), propongono pezzi di assoluta modernità e di rara bellezza, coniugando gli antichi disegni con le tendenze più attuali. La lavorazione del Corallo è praticata a Bosa dal 1200, anno in cui i marsigliesi ottennero dal Vicario del re Enzo, un "privilegio" che concedeva loro libertà di pesca e franchigia in perpetuo. Con l'avvento della moderna attività subacquea, i sommozzatori, veri temerari, si spingono a profondità elevate, oltre i 100 metri, per raccogliere interi cespugli di corallo. La lavorazione del corallo, oltre a costituire vere sculture vendute singolarmente, si integra con quella orafa, sviluppandosi in creazioni il più delle volte uniche, così come unici sono i pezzi lavorati.

Non solo bella da visitare per la storia e la cultura, ma anche da gustare. Profumi, colori e sapori della Planargia nascono proprio dal connubio tra mare e terra. Famose le aragoste, uniche in tutto il bacino del Mediterraneo per la particolare pastura lungo le coste. Inoltre il suo ricco menù gastronomico di mare presenta piatti tipici come "S'Azada" piatto realizzato con "S'Iscritta" (Razza) e Gattuccio (Baldolos). Rinomatissima la zuppa d'Astice, piatto unico che ha ricevuto grossi riconoscimenti a livello nazionale. Non va dimenticata la tanto rinomata produzione di Malvasia di Bosa, vino tra i più pregiati d'Italia, che per la sua particolarità può essere consumato sia giovane che invecchiato. Dal colore paglierino con riflessi verdognoli, profumo intenso e persistente di frutta matura che ricorda l'albicocca e la pesca, al gusto è amabile e suadente. Dalle genti che abitano la Planargia il Malvasia è considerato un vino nobile ed elitario, da riservare per circostanze e persone speciali: è il vino dell’amicizia e dell’ospitalità, e la si offre alle persone a cui si tiene particolarmente.