Primavera nel Cuore della Sardegna 2024

Due differenti leggende trattano dell’origine di Villagrande. Una narra che le prime capanne siano state create da alcuni pastori provenienti dalla vicina Talana, mentre un’altra sostiene che i fondatori fossero alcuni pastori provenienti da Desulo, che dopo aver varcato il Gennargentu, decisero di stabilirsi in quel luogo.

Tutta l’area doveva comunque essere abitata già a partire dal terzo millennio a.c. La testimonianza ci è fornita da numerosi reperti nuragici e prenuragici presenti nella zona.

Il territorio, è ricco di siti archeologici: domus de janas a “Coile Brujau”, “su Strumpu”, “s’Orciada” e “su Settili”, un menhir a “sa Preda ‘e s’Orcu”, mentre l’area archeologica di “sa Carcaredda” comprende quattro tombe di Giganti, un raro tempio in antis e un villaggio.

Il sito nuragico più noto è "s’Arcu ‘e is Forros", un villaggio-santuario, probabilmente il più importante centro metallurgico della Sardegna nuragica. Si tratta di un complesso costituito da un tempio a megaron, di circa 17 metri di lunghezza, circondato da un recinto e da altri edifici di culto e abitativi, tra cui anche vere e proprie officine per la fusione dei metalli. Nelle vicinanze si trova anche un nuraghe complesso a pianta trilobata.

Il patrono di Villagrande è San Gabriele e si festeggia il 1 agosto, ma la festa più sentita per i Villagrandesi è quella in onore di Santa Barbara, una sagra campestre che si svolge in parte nel bosco dedicato alla Santa, dove si trova infatti la piccola chiesetta a lei intitolata e si festeggia la seconda domenica di luglio. Il sabato sera, vigilia della festa, detta “Su esperu”, la statua della santa viene “accompagnata” alla chiesetta campestre, con una processione molto suggestiva: i primi a sfilare sono i cavalieri in costume, seguono i gruppi folk di Villagrande, alcuni gruppi ospiti, poi la Santa, accompagnata dagli “obrieri” e posta sopra un carro trainato da buoi. Vengono cantati “is goccios”, versi in prosa che raccontano la vita della Martire, interrotti solo dal suono delle launeddas e dalle preghiere dei fedeli.

Villagrande Strisaili è un paese dell'Ogliastra centro orientale, immerso tra i profumi della macchia mediterranea, l’aria frizzante di montagna e quella di mare. Si trova a circa 700 m. slm., in un contesto naturale e incontaminato, con boschi secolari, sorgenti d’acqua limpida e una vista spettacolare del Golfo di Arbatax.

Gode di una felice posizione geografica, arroccato sulle montagne, a circa 700 m. slm., e distante pochi minuti di macchina dagli incantevoli litorali orientali. A pochi chilometri da Villagrande, al centro di un altopiano, sorge la frazione di Villanova Strisaili, con i tesori naturali più selvaggi: il lago Flumendosa e le Cascate di Bau Mela.

Il paesaggio sorprende per gli scorci della natura incontaminata che si alternano ai segni sempre vivi della civiltà nuragica e pre-nuragica: domus de janas, nuraghi, tombe megalitiche, tombe di giganti e templi dedicati al culto delle acque.

A piedi, in bicicletta, a cavallo, in macchina e in fuoristrada è possibile percorrere itinerari di trekking alla scoperta di boschi secolari, fiori, animali selvatici, percorsi di montagna ad un passo dal mare. Le escursioni seguono gli antichi sentieri dei pastori, attraversano le foreste di lecci e corbezzoli di Santa Barbara e raggiungono il lago Flumendosa.

Villagrande Strisaili detiene il primato mondiale della longevità maschile ed è ufficialmente entrata nel Guinness World Records 2014 per la più elevata concentrazione al mondo di ultraottantenni, ultranovantenni e ultracentenari rapportata alla popolazione totale. È il paese che in Sardegna conta il maggior numero di uomini che hanno raggiunto e oltrepassato la soglia dei 100 anni: questa straordinaria caratteristica è diventata il segno distintivo della comunità, della storia e delle tradizioni, anche gastronomiche.

È proprio la qualità dell’alimentazione, basata su alimenti semplici e locali, naturalmente privi di conservanti e di additivi, insieme a diversi fattori genetici e socio-culturali, a renderla la “terra della longevità”.

Villagrande si trova all’interno di una delle cosiddette “blue zones”, ossia quelle aree demografiche e/o geografiche del mondo in cui le persone vivono più a lungo della media che in Italia si trova nella nostra isola, in una area che comprende Barbagia e Ogliastra. Tra pane, paste, formaggi, carni e dolci, la tradizione gastronomica di Villagrande e Villanova è varia e genuina.

Le aziende del territorio, prevalentemente attive nel settore agroalimentare e ricettivo, ancora oggi lavorano la terra con metodi antichissimi e allevano i capi di bestiame allo stato brado, tecniche che rendono i prodotti particolarmente salutari e gustosi.

L’allevamento, un tempo soprattutto ovi-caprino, si è sviluppato integrando l'allevamento bovino e suino, della gallina ovaiola, della quaglia. Nel settore agricolo significativa è la produzione della mela con metodi di agricoltura biologica.

Le tradizioni gastronomiche di Villagrande sono fortemente conservative e tramandano sapori e profumi di grande fascino. La cucina villagrandese è ricca di piatti a base di patate che un tempo era l’ingrediente principale poiché l’unico coltivato e sempre disponibile da tutte le famiglie: i “culurgiones”, tipici ravioli ogliastrini, qui preparati con patate, formaggio di pecora e di capra, basilico e strutto; i "gathulis” (frittelle a forma di ciambella a base di patate, formaggio, “fisciu”, un particolare tipo di formaggio in salamoia, e semola, fritte nell’olio d’oliva, ai quali ogni anno ad agosto è dedicata una sagra); “sa turredda cun curcuriga”, una focaccia a base di zucca, patate, cipolle, lardo e farina.

Anche il pane, “su pistoccu” spesso preparato in casa nel forno a legna, ha come ingrediente principale le patate. Prelibati sono gli arrosti di maialetto, pecora e capra. Una menzione speciale merita il prosciutto di maiale, uno dei prodotti in cui Villagrande eccelle, molto rinomato a livello regionale. Viene prodotto in quasi ogni famiglia, con carne di maiali locali sale, pepe e aceto. Affinché il prosciutto assuma un gusto più raffinato e particolare gli animali vengono portati al pascolo sui monti.

I dolci tipici sono “sa paniscedda”, fatta in occasione della festa di Sant’Antonio, costituito da un involucro di pasta e un ripieno fatto con pasta, miele, uva sultanina e mandorle, che non ha eguali in altre località; “is seadas”, le formaggelle a base di formaggio fresco, zucchero, uova e scorza d’arancia e limone.