La nascita del centro di Dorgali è avvolta da un’aura mitologica: secondo alcune leggende il nome ricorda quello del suo fondatore, un saraceno di nome Drugàl. Secondo altri racconti i suoi primi abitanti erano fenici che si spostarono dal loro originario insediamento sulla costa, nei pressi di Fuili, stanchi dei continui attacchi provenienti dal mare, e dopo aver attraversato il Monte Bardia (‘guardia’) si stabilirono nella località detta Isportana, che nella variante locale significa ‘arrivano’.
I siti archeologi disseminati in tutto il territorio dimostrano che l’area era abitata fin dalla preistoria. Nelle scenografiche falesie del golfo di Orosei si affacciano le celebri Grotte del bue marino. Qui sono state rinvenute testimonianze di vita a partire dal Neolitico finale (3200-2800 a.C.) e straordinarie incisioni di figure antropomorfe che risalirebbero all’Eneolitico finale (2100-1800 a.C.).
Le civiltà che vissero in queste terre hanno lasciato in eredità spettacolari monumenti (domus de janas, dolmen, villaggi nuragici, nuraghi, pozzi sacri, tombe di giganti).Tra i più suggestivi siti dell’età del Bronzo vi sono il complesso nuragico di Serra Orrios e l’insediamento costruito in una dolina all’interno del Monte Tiscali. I resti di un’antica mulattiera, S’Iscala Omines, tra il Monte Bardia e il Monte Tului, hanno restituito prove del passaggio cartaginese e romano.
L’esistenza dell’attuale centro abitato già in età bizantina è documentata dalla dedica dell’antica parrocchiale ai santi Cornelio e Cipriano, martiri venerati nel culto orientale, e dal ritrovamento del diploma militare di un soldato bizantino.
Nel Medioevo il villaggio fece parte della curatoria di Galtellì nel Giudicato di Gallura che nel XIII secolo fu sottoposto al domino pisano fino allo scontro contro la corona d’Aragona. Le guerre che si succedettero nel corso del Trecento comportarono grandi difficoltà per la villa che, dopo lo smembramento della Gallura per opera dei re spagnoli, passò sotto l’amministrazione del Giudicato d’Arborea. Il giudice Mariano IV intraprese una guerra contro gli invasori iberici ma nel XV secolo i suoi successori furono sconfitti e anche Dorgali fu sottomessa ai feudatari scelti dai reali spagnoli prima e dal XIX secolo dai Savoia.
Gli abitanti si ribellarono più volte ai soprusi e alla tirannia degli amministratori che li opprimevano con pesantissimi tributi. La situazione divenne sempre più critica fino al 1820 quando l’editto delle chiudende, che prevedeva l’abolizione dell’uso comunitario della terra e consentiva ai benestanti di accrescere i loro possedimenti in modo sregolato ed eccessivo, provocò sommosse in tutto il territorio causando gravi disordini, numerosi arresti ed esecuzioni. I tumulti non cessarono neanche dopo il riscatto dal regime feudale nel 1839: l’economia del centro, prevalentemente agricola e pastorale, basava, infatti, la sua sussistenza sul lavoro nei campi.
Nel corso del Novecento il centro è divenuto una delle mete turistiche più ambite dell’Isola grazie alle straordinarie bellezze del suo territorio.
Tra mare cristallino e montagne lussureggianti il territorio di Dorgali offre un’eccezionale varietà di paesaggi e attrazioni tra cui le famosissime Grotte del bue marino. Inseriti tra le affascinanti falesie che si immergono sul Golfo di Orosei, questi antri custodiscono straordinari paesaggi sotterranei in cui sono ancora visibili antichissime incisioni che raffigurano uomini danzanti e dove, fino alla fine del Novecento, viveva una colonia di foche monache (da cui il nome del sito), oggi protetta perché a forte rischio di estinzione.
Un’altra importante grotta è quella di Ispinigoli, nel Monte S’Ospile, a nord-est del paese,caratterizzata dalla presenza di un’enorme colonna formata dall’unione di una stalattite e una stalagmite che con i suoi circa 40 m d’altezza risulta la più alta d’Europa. In un inghiottitoio della grotta sono stati rinvenuti numerosi scheletri di giovani donne e ornamenti preziosi di epoca fenicia da cui il nome di “Abisso delle vergini”.
A est l’abitato è protetto dal Monte Bardia (‘Monte Guardia’) che lo separa dal mare. Il suolo è formato da diverse tipologie di rocce: basaltiche, calcaree e granitiche da cui hanno origine gli esemplari tipici della flora isolana: alberi di leccio, sughera, ontano, terebinto, ginepro, olivastro si alternano agli arbusti di biancospino, corbezzolo, ginestra, erica, fillirea, insieme a tutte le altre essenze tipiche della macchia mediterranea (lentischio, mirto, rosmarino ecc.). Tra le specie caratteristiche della fauna vi sono: mufloni, cinghiali, gatti selvatici, donnole, martore, lepri, aquile, falchi, pernici.
A ovest del centro, superato l’invaso del fiume Cedrino al confine con il territorio di Oliena, si incontra il tavolato basaltico del Gollei, uno dei più scenografici monumenti naturali incluso tra le aree protette della Regione Sardegna. Il Gollei si contraddistingue per le impressionanti scarpate: bastioni di lava a forma di canne d’organo alte fino a 20 metri.
Verso sud si estende l’incantevole Valle di Oddoene con i suoi curati orti, vigneti e oliveti, un meraviglioso giardino dove tra la vegetazione scorrono i ruscelli incorniciati da bianchi calcari.
Da qui si può intraprendere il sentiero in salita de S’Iscala de Surtana che si sviluppa nella gola di Doloverre tra lecci e ginepri. Lungo le pareti calcaree a strapiombo gli appassionati si cimentano sui percorsi d’arrampicata sportiva. Il sentiero consente di arrivare fino al Monte Tiscali che custodisce una grande dolina carsica. Al suo interno lungo le pareti si trova uno spettacolare insediamento nuragico.
Verso la costa si incontrano gli affascinanti canyon di Codula Fuili, che conduce alla graziosa caletta Fuili caratterizzata dalle bianche e levigate pietre che ricoprono il lido e, più a sud al confine con il comune di Baunei, Codula di Luna da cui si giunge alla celebre spiaggia Cala Luna che per la sua bellezza è stata più volte scelta come set di molti film. Le codule, formate dall’erosione dei torrenti, sono meta di molti appassionati di trekking e torrentismo. Le ripide pareti calcaree sono impreziosite dallafioritura di oleandri e specie endemiche.
Per gli amanti del mare è d’obbligo una visita alle altre rinomate spiagge immerse in una natura incontaminata: nella maggior parte dei casi per arrivarci occorre percorrere lunghi sentieri o raggiungere i lidi con le imbarcazioni. Con l’auto si possono raggiungere le delicate spiagge di sabbia fina a nord: Cala Cartoe e la caletta di Osalla.
Le grandi civiltà del Mediterraneo che hanno frequentato le sue terre hanno lasciato dietro di sé un ricchissimo bagaglio culturale cha ancora oggi si rispecchia nel variegato artigianato dorgalese. Metodi e motivi ornamentali tradizionali danno vita a ricercate composizioni, espressioni autentiche di una straordinaria arte popolare tramandata nei secoli.
Nelle botteghe artigiane abili maestri ripropongono la lavorazione del cuoio, dei gioielli in filigrana, dei tessuti e della ceramica. Verso la fine degli anni Venti, in uno di questi laboratori iniziò a sperimentare le argille il noto artista dorgalese Salvatore Fancello (1916-1941). Allo scultore ceramista è dedicata una raccolta museale in cui si possono ammirare le fantastiche opere tra cui l’eccezionale Disegno ininterrotto di 7 metri realizzato a china e acquerello.
Tra le contorte viuzze del centro storico sono custodite le antiche case a più piani costruite con la tipica roccia vulcanica scura che dona loro un particolare fascino. Sulla piazza principale si trova la parrocchiale dedicata a santa Caterina, costruita nel 1737-1745 e ristrutturata nell’Ottocento. All’interno è conservato un prezioso altare in legno intagliato e numerose statue risalenti al secolo XVIII.
Nelle campagne si incontrano diversi santuari campestri costruiti nel XVII secolo tra cui la graziosa chiesa della Madonna di Valverde, del 1655, caratterizzata dalla copertura in legno di ginepro e dalla presenza delle tipiche cumbessıas (alloggi temporanei per i pellegrini) e quella dedicata alla Madonna del Buoncammino nella scenografica valle di Oddoene.
In tutto il territorio sono numerosissime le testimonianze di epoca preistorica: i siti più conosciuti sono le scenografiche Grotte del bue marino, in cui sono state scoperte straordinarie incisioni raffiguranti uomini danzanti che risalirebbero all’Eneolitico finale (2100-1800 a.C.), e i complessi nuragici di Serra Orrios e di Tiscali.
Il villaggio-santuario di Serra Orrios (frequentato dalla fine del Bronzo antico alla prima età del Ferro) risulta una delle più estese e meglio conservate aree archeologiche dell’Isola. Sono state individuate circa cento capanne disposte in isolati con spazi comuni, dove in alcuni casi si trovano i resti di pozzi d’acqua. A rendere unico il sito si aggiungono due templi rettangolari con struttura “a megaron” racchiusi da recinti sacri.
All’interno di una dolina del Monte Tiscali, un ’incredibile fortezza naturale, è custodito il suggestivo villaggio nuragico che prende il nome dal monte. Il sito è formato da nuclei di capanne circolari o a pianta ovale ed altre più piccole di forma rettangolare o quadrata, probabilmente utilizzate come ricoveri per animali e depositi delle scorte.
Nel circondario abbondano spettacolari monumenti sepolcrali tra dolmen, domus de janas e tombe dei giganti. Meritano una visita le stupende tombe megalitiche riferibili alla Cultura di Ozieri (3200-2800 a.C.): il Dolmen di Motorra, in cui si conserva un rarissimo corridoio che precede la camera poligonale, e quello di Monte Longu, molto ben conservato, costruito in pietra calcarea. Tra le più antiche sepolture nuragiche quella di S’Ena de Thomes, del Bronzo Antico, mostra un ottimo stato di conservazione: la tomba di giganti, infatti, presenta un corridoio funebre quasi intatto e l’imponente stele è ancora nella posizione originale tra le grandi pietre dell’esedra.
Per approfondire la conoscenza delle civiltà che si sono succedute nel territorio è possibile visitare il Museo Archeologico che custodisce una raccolta di reperti databili a partire dal III millennio a.C. all’epoca medievale.