Autunno in Barbagia 2023

Nel cuore del territorio popolato dalle antiche civiltà della Barbagia si trova l’ospitale paese di Fonni.

Gli usi e le credenze delle prime comunità che abitarono la zona sono testimoniati dai numerosi menhir (in sardo perdas fittas) e domus de janas, sepolture scavate nella roccia, risalenti a fine IV - inizio III millennio a.C.

Più di 40 nuraghi documentano l’età nuragica. Di particolare fascino è il sito di Gremanu-Madau: un insediamento datato dal XV al IX secolo a.C. celebre per l’eccezionale opera di ingegneria idraulica che consentiva di sfruttare l’acqua delle sorgenti dalla montagna per i rituali sacri e le necessità quotidiane del villaggio.

Tra il I e il II secolo a.C., nell’attuale periferia nord di Fonni, si trovava Sorabile, mansio (una stazione per l’accoglienza dei viandanti e la muta dei cavalli) dell’importante strada romana per Mediterranea che congiungeva Olbia a Cagliari. L’abitato ospitava anche un santuario dedicato a Silvano, divinità protettrice del bosco sacro di Sorabile collegata al culto barbaricino degli spiriti degli alberi.

Secondo il racconto popolare i suoi abitanti lo abbandonarono in seguito a una grave pestilenza spostandosi nei villaggi vicini popolati dalla comunità barbaricina dei Celesitani. Probabilmente Sorabile fu incendiata e distrutta in seguito ad un attacco dei Vandali nel V secolo d.C.

Durante il Medioevo si ha la prima citazione del nome Fonni come villaggio appartenente al Giudicato d’Arborea a cui forniva numerosi guerrieri. Con la vittoria dell’esercito aragonese e l’estinzione della dinastia giudicale le sue terre furono infeudate a diversi nobili spagnoli, e il centro divenne sede dell’amministrazione baronale della Barbagia di Ollolai.

Dalla metà del Seicento fino al 1811 il paese fu dilaniato da un sanguinoso scontro contro Villagrande e Villanova Strisaili: per “salvaguardie reali” il centro, che basava la propria economia sulla pastorizia, fu estromesso dall’uso dei pascoli del cosiddetto “Monte Indivisu” fino ad allora gestiti in comunione con i paesi confinanti. Poiché i terreni non erano sufficienti per le greggi, i pastori disubbidirono ripetutamente alla cieca imposizione del governo, prima spagnolo poi sabaudo, di liberare l’area, fino a quando ottennero la cessione di un terzo delle terre dietro pagamento di un canone agli altri due centri.

Una nuova battaglia per la sopravvivenza si ebbe nel 1969 quando il governo italiano impose la costruzione di un poligono di tiro nei pascoli tra Fonni e Orgosolo. Dopo solo un mese dall’edificazione, il borgo di Pratobello (in cui avrebbero abitato le famiglie dei militari) fu abbandonato a causa della rivolta pacifica della gente che occupò in massa i campi.

Ai piedi della “porta d’argento” (Gennargentu), custodito da boschi secolari e circondato da una natura affascinante si trova Fonni, il comune montano più alto dell’Isola (1000 m s.l.m.).

La sua posizione lo ha reso un’importante meta turistica per gli sport di montagna. La stazione sciistica è particolarmente frequentata durante l’inverno; sono presenti impianti di risalita sul Monte Bruncu Spina e sul Monte Spada. Anche durante il resto dell’anno numerosi viaggiatori scelgono di visitare il suo territorio per la bellezza dei paesaggi e la ricchezza delle flora e della fauna.

Scenari emozionanti in un’area ancora incontaminata e selvaggia da cui si possono intraprendere suggestive escursioni  alla scoperta di canyon e panorami mozzafiato come quello che si gode dalla punta del Bruncu Spina alto 1829 m.

Tra fiumi e sorgenti si aprono valli ornate da ginestre, timo e elicriso. La primavera offre incantevoli macchie di colore: i fiori della peonia, genziana, rosa canina e digitale purpurea fanno da cornice alle essenze arboree di noci, ciliegi, acero e ai boschi secolari di roverella, tasso, quercia, leccio.

In questa riserva naturale si possono ammirare le diverse specie faunistiche che popolano la montagna come il muflone, il cinghiale, l’euprotto sardo, il gatto selvatico, la martora e la raganella sarda ma anche numerose varietà d’uccelli: l'aquila reale, l'astore, il falco pellegrino, la poiana, la pernice sarda.

Questa è la patria del pastore fonnese, una razza canina endemica molto richiesta per la difesa sia delle proprietà che delle greggi.

I numerosi monumenti disseminati nel territorio narrano una storia molto antica che risale fino al Neolitico. A questa età sono datati gli idoli in pietra, le cosiddette “perdas fittas”, ossia i menhir, e le domus de Janas, sepolture scavate nel granito a cui seguono nell’età eneolitica quelle “ad allée” sul Monte Santu Micheli.

Nell’età del Bronzo si sviluppa la civiltà nuragica con le sue eccezionali architetture. Tra i tanti siti quello di Logomache (1400-1000 a.C.) conserva i resti di un’imponente struttura formata da un nuraghe centrale racchiuso da un bastione con tre torri; tutt’intorno si trovano le capanne del villaggio. All’età del bronzo recente e finale risale la necropoli di Madau formata da quattro tombe di giganti. Questi affascinanti sepolcri presentano la tipica forma “a testa di toro”, una divinità fondamentale dell’antica religione dei sardi.

Non lontano si trova l’eccezionale santuario di Gremanu del XII-IX sec. a.C. Oltre alle capanne del villaggio, nell’area sono visibili diversi templi in cui si svolgevano riti sacri dedicati al culto delle acque ma soprattutto uno straordinario acquedotto preistorico. La presenza di un sistema per la raccolta e la distribuzione delle acque testimonia il grande livello di conoscenze ingegneristiche dell’epoca.

Lungo le vie del paese, nei rioni più antichi, sono custodite le caratteristiche case di montagna a uno o più piani, costruite in pietra locale, e in alcuni casi è ancora possibile scorgere le scandulas, arcaiche tegole in legno. Un esempio di tipica abitazione è dato dall’edificio ottocentesco che ospita il Museo della cultura pastorale di Fonni in cui si possono ancora ammirare alcuni arredi originari.

Tra le intricate stradine del centro storico si incontrano i bellissimi murales su cui sono illustrate scene di vita quotidiana, presente o passata, e rappresentazioni delle tradizioni più sentite dagli abitanti.

In uno degli originari quartieri si trova la chiesa del patrono San Giovanni Battista riedificata nel secolo XVI che conserva all’interno elementi architettonici di stile gotico. In occasione della festa del Santo, il 24 giugno, viene ancora preparato secondo antichi usi il pane rituale chiamato su cocone de frores portato in processione da cavalieri in abito tradizionale.

Alla Vergine dei Martiri è intitolato il santuario edificato nel ’700 all’interno del suggestivo complesso che, oltre la basilica, comprende il convento di San Francesco e l’oratorio di San Michele. Tutte le strutture si affacciano sulla grande piazza racchiusa dalle cumbessias, un tempo destinate ad accogliere i pellegrini.