Autunno in Barbagia 2023

Nel territorio di Oliena sopravvivono arcaiche tradizioni molte delle quali rievocano gli usi della civiltà preistorica dei sardi pelliti, così chiamati dai romani per l’uso della tipica mastruca. Secondo alcune leggende una parte dei troiani, fuggiti dopo la caduta di Troia, sbarcò in Sardegna dove  fondarono Iliena dal nome dell’antica patria Ilio.

Tutta l’area è disseminata di ritrovamenti archeologici: probabilmente le popolazioni che qui si stabilirono giunsero alle valli dal  fiume Cedrino, antica via di passaggio per le zone interne dell’Isola .

Nella valle di Lanaitto si trova la Grotta Corbeddu, un sito molto importante per la conoscenza della storia sarda: al suo interno sono state infatti ritrovate le prime testimonianze di vita umana nell’Isola risalenti al Paleolitico Superiore. Il Neolitico Recente è documentato dalla presenza di domus de janas e menhir mentre l’epoca nuragica è attestata dai numerosissimi siti tra cui spicca l’affascinante area di Sa sedda de sos carros con la fonte sacra e l’annesso villaggio.

Nel Medioevo compaiono le prime attestazioni scritte del nome del centro Olian, posto tra il Giudicato di Gallura, di cui faceva parte, e quello di Cagliari. Nell’abitato attuale si conserva ancora il toponimo di su Casteddu dove sarebbe stato eretto un castello a difesa del confine con gli altri giudicati, oggi scomparso, che perse la sua funzione dopo il 1258 con l’annessione alla Gallura delle curatorie del Giudicato di Cagliari. L’influenza della potente città marinara di Pisa divenne un vero e proprio dominio dopo il matrimonio tra Lamberto Visconti e Elena de Lacon che unì la casata pisana con quella dei giudici galluresi fino alla conquista aragonese.

Durante il XIV secolo, come gli altri centri dell’Isola, il villaggio fu duramente colpito dalla grande guerra tra il re d’Aragona e Genova prima e tra i re sardi e gli iberici poi. Con la sconfitta dell’ultimo erede dei giudici venne concesso in feudo ai Carroz a cui seguì la sottomissione a vari casati spagnoli e, nel XIX secolo, agli ufficiali baronali di casa Savoia.

A partire dal XVI secolo l’arrivo degli ordini religiosi portò importanti trasformazioni nell’economia del villaggio. Risale a quell’epoca la costruzione della chiesa di San Francesco da Paola insieme al convento che ospitava i Frati Minori Osservanti che impiantarono un grande vigneto in località Irilai. Nella seconda metà del Seicento, grazie alla donazione di due olianesi, fu eretto il collegio dei Gesuiti e la chiesa parrocchiale intitolata a Sant'Ignazio di Loyola. I membri della compagnia di Gesù si distinsero per la diffusione dell’istruzione nel circondario e contribuirono alla crescita del centro con la realizzazione di importanti opere di irrigazione e il fondamentale apporto alla coltura dei gelsi e dei vigneti. La loro opera fu interrotta a causa della soppressione dell’ordine nel 1773.

L’abitato sviluppatosi intorno al corso del rio Golathi si suddivideva in Sa Banditta a ovest e Sa Banda Manna a est. Alla prima, tra la fine del XVII e il XVIII secolo, si aggiunse il rione di Sa Tiria, distanziato dalle altre case, dove si stabilirono alcuni abitanti dello scomparso villaggio medievale di Locoe (oggi nel territorio comunale di Orgosolo).

L’uso comunitario dei campi previsto dal diritto giudicale, proseguì per diversi anni nonostante l’emanazione dell’editto delle chiudende del 1820 che causò numerose rivolte. Con la liberazione dal vincolo feudale nel 1840 la popolazione poté godere di una certa prosperità. Ai primi del Novecento il paese divenne celebre per la produzione del vino Cannonau Nepente molto stimato dal D’Annunzio e nel corso del secolo è divenuto meta di turisti affascinati dai tesori del suo territorio e dalle eccellenze delle sue produzioni.

Un gigante di calcare ricoperto da bosco e macchia sempreverde custodisce il paese di Oliena. Con la sua altezza di 1463 metri il  Monte Corrasi risulta la  cima più alta del complesso del Supramonte .

Il panorama è caratterizzato dalla presenza di suggestivi  ginepri dai tronchi particolarmente contorti, in alcuni casi  pietrificati , boschi fittissimi di lecci ma anche spettacolari tassi, aceri e delicati biancospini.

Centinaia di specie botaniche di cui circa 60 endemiche popolano i suoi territori: la gattaia di Sardegna (o nepetella sarda) e il ribes sardo sono presenti esclusivamente nelle rocce calcaree dei pianori olianesi. Un tripudio di profumi e colori è dato dalla fioritura degli oleandri da maggio a settembre nelle codule o dei ciclamini, dei gigli stella, dei narcisi e della regina delle montagne: la peonia. Non mancano diverse varietà di piante officinali come il timo e il rosmarino.

In questo habitat vivono mufloni, cinghiali, ghiri, martore, volpi, donnole, gatti selvatici e lepri sarde, altri endemismicome la Papilio hospiton, farfalla da grandi ali gialle e nere con punte di blu e rosso, oltre ad alcuni animali ormai quasi completamente estinti come il grifone e l'avvoltoio monaco.

Gli amanti del trekking possono godere di svariati paesaggi: dai pianori carsici alle voragini, dai campi carreggiati alle grotte, passando tra doline e codule. Le affascinanti guglie e i pinnacoli dalle singolari forme lasciano il posto alle vallate in cui degrada la montagna dal versante orientale.

Qui si trova la Valle di Lanaitto su cui scorre ancora il rio sa oche , uno dei tanti che ha contribuito alla formazione di diversi fenomeni carsici che caratterizzano il paesaggio. Da qui si accede alle grotte, veri e propri labirinti che collegano i corsi d’acqua sotterranei: quelle comunicanti di Sa oche Su bentu, quella di Eliches artas con radici di lecci che si confondono con le bellissime concrezioni, e quella di Corbeddu in cui sono state rinvenute le prime tracce dell’uomo in Sardegna.

Ai piedi del Supramonte, circa 8 chilometri a nord-est dal centro abitato, si può visitare uno dei più scenografici monumenti naturali della Sardegna: la spettacolare sorgente carsica di Su Gologone. Le sue acque sgorgano su pareti a strapiombo tra una rigogliosa vegetazione per poi confluire nel fiume Cedrino.

Nel territorio comunale si producono eccellenze enogastronomiche molto note e apprezzate tra cui il superbo Cannonau Nepente, reso celebre dall’elogio di Gabriele D’annunzio, e il pregiato olio d’oliva.

La leggendaria ospitalità dei suoi abitanti ha reso Oliena uno dei luoghi più apprezzati e conosciuti dai viaggiatori alla scoperta di affascinanti aree archeologiche, artigianato e folklore.

Il suo territorio è costellato di monumenti preistorici tra cui l’importante Grotta Corbeddu dove sono state ritrovate le prime testimonianze di vita umana nell’Isola risalenti al Paleolitico Superiore. La grotta si sviluppa su tre sale per una lunghezza di circa 130 metri. Nell’Ottocento fu rifugio del bandito Giovanni Corbeddu da cui prende il nome. Al Neolitico Recente risalgono oltre 40 domus de janas, sepolture scavate nella roccia, e numerosi insediamenti della cosiddetta Cultura di Ozieri (3.200-2.800 a.C.).

Dell’epoca nuragica si conservano più di 30 nuraghi e numerosissimi villaggi. Al Bronzo Medio risale il villaggio nuragico di Sa sedda de sos carros in cui è conservata una straordinaria fonte sacra: nei blocchi di calcare sono scolpite protomi d'ariete da cui fuoriusciva l'acqua che si riversava all’interno di un bacile circolare in pietra collocato al centro della stanza.

L’abitato è attraversato dal rio Golathi che suddivide il paese in due zone storiche chiamate Sa Banditta a ovest e Sa Banda Manna a est. Ancora oggi è possibile distinguere alcuni degli antichi rioni ognuno dei quali comprendeva la chiesa da cui spesso deriva il nome. Nel quartiere di San Francesco ad esempio si trova la chiesa di San Francesco da Paola costruita nel XVI secolo insieme al convento che ospitava i Frati Minori Osservanti. La facciata molto semplice è arricchita da un grande campanile a vela a tre aperture.

Nelle strette viuzze si affacciano le case più antiche, costruite in pietra, che conservano bellissime corti interne (alcune in comproprietà con più abitazioni dove spesso si trovava il pozzo per l’acqua), graziosi balconi in legno e i tipici porticati a cui si accede dalle scale esterne sostenute dai caratteristici archi.

Alle piccole costruzioni ad uno o due piani si contrappongono le imponenti abitazioni dei possidenti e dei nobili come il complesso dei Tolu, che recava la data del 1612 e il nome della casata nell’architrave della finestra. Il palazzo culmina con la loggia ad archi a sesto acuto che spunta dal rione Loggia de Canales (da cui probabilmente prende il nome) ed è impreziosito da pittoreschi comignoli.

Tra le tradizioni più suggestive che si svolgono nel paese vi è quella de S’Incontru, l’incontro tra la statua del Cristo e della Madonna che si svolge il giorno di Pasqua in cui si possono ammirare gli splendidi abiti tradizionali indossati per l’occasione. La cerimonia si svolge nella piazza della chiesa di Santa Maria, edificata in stile gotico aragonese nel  XV secolo e fortemente rimaneggiata nel ’900.

La parrocchiale intitolata a sant’Ignazio di Loyola fu eretta alla fine del Seicento dai Gesuiti che qui fondarono un collegio nella seconda metà dello stesso secolo. La facciata è suddivisa in tre parti da lesene ed è arricchita da un’imponente scalinata doppia.