La comunità di Orgosolo si è distinta negli anni per la grande forza d’animo e combattività dei suoi abitanti che ancora nel secolo scorso dimostrarono come un piccolo stuolo di uomini animati da una forte volontà possa cambiare le sorti della storia.
I segni della presenza umana nel territorio risalgono al Neolitico e si fanno via via più numerosi procedendo verso l’ età nuragica : menhir, dolmen, domus de Janas, nuraghi, tombe dei giganti e villaggi punteggiano un territorio ricchissimo di testimonianze archeologiche.
Anche le dominazioni dei romani e dei bizantini hanno lasciato tracce del loro passaggio ma è dal Medioevo che si cominciano ad avere informazioni più precise sul centro: il nome compare per la prima volta nei documenti sul pagamento delle decime ecclesiastiche nel 1341 come Orgosuli , poi Orgosula e infine Orgosolo.
Fino al XIII secolo faceva parte della curatoria di Dore compresa nel Giudicato di Torres . In seguito alla caduta del regno del Logudoro fu ricompreso in quello di Arborea al confine con il Giudicato di Gallura a cui fu incluso il vicino villaggio di Locoe. Nell’ organizzazione giudicale l’amministrazione era affidata al maiore de villa affiancato da varie figure. Alcune di queste comparivano ancora nel XIX secolo : il consiglio comunitativo era presieduto dal sindaco che sceglieva un maggiore di giustizia, uno di vidazzone e il capo dei barracelli.
Nel XIV secolo il giudice d’Arborea Mariano IV intraprese una lunga guerra per l’indipendenza dell’Isola riuscendo a conquistarla quasi completamente, ricacciando gli invasori iberici all’interno di poche roccaforti. La guerra vide però prevalere i catalano-aragonesi e il villaggio venne ceduto nel 1430 al marchese di Oristano . In questo modo, negli anni ’70 del secolo, la villa si trovò coinvolta nella rivolta di Leonardo Alagon contro i Carroz, rappresentanti della nobiltà iberica, che ebbero la meglio, il cui casato si estinse nel giro di pochissimi anni.
Nel corso della dominazione spagnola e, successivamente, di quella sabauda furono diverse le famiglie a cui Orgosolo fu infeudata. Grazie alla tenacia dei suoi abitanti fu mantenuto il diritto di uso collettivo delle terre anche dopo che l’editto delle chiudende, nel 1820, scatenò un’ondata di rivolte in tutta l’Isola duramente represse.
Durante il ’900 il centro legò il suo nome al fenomeno del muralismo , un’importante corrente artistica nata per contestare le ingiustizie sociali, che ha dato origine a numerose opere oggi simbolo del grande fermento culturale ancora vivo nel paese. Nel 1969 gli orgolesi furono protagonisti della mobilitazione popolare di Pratobello che riuscì a impedire l’installazione di un poligono militare a pochi chilometri dal centro abitato.
Paesaggi mozzafiato, foreste incontaminate e grandiosi fenomeni naturali caratterizzano il complesso montuoso del Supramonte nel territorio di Orgosolo.
Si tratta di un esteso altopiano di calcari e dolomie con eccezionali formazioni rocciose arricchito da una ricca vegetazione alimentata dagli abbondanti corsi d’acqua sotterranei. L’area è compresa nel Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu.
Meravigliosi esemplari di lecci si alternano a ginepri, aceri, roverelle, agrifogli e tassi tra cui si incontrano preziosi endemismi della flora isolana. Distese di prati, popolate da greggi d’allevamento , si alternano ad ampi boschi in cui vivono specie faunistiche tipiche delle montagne : il muflone, il cinghiale, la volpe, il gatto selvatico, la martora, il topo quercino, il ghiro, la lepre e numerosi uccelli tra cui la pernice, il colombaccio, la cornacchia grigia e il corvo imperiale di Sardegna, il gheppio, l'astore, lo sparviero e la splendida aquila reale.
Per raggiungere alcuni dei siti più affascinanti si possono intraprendere meravigliose escursioni sui numerosi sentieri che si snodano tutt’intorno al paese. Verso est si raggiungono i rilievi maggiori partendo da quello del Monte Osposidda, a 914 m. A nord del monte si trova la strada provinciale 22 da cui ci si immette sul passo Iscala de S’Arenargiu che conduce al Supramonte . Lungo il percorso ci si imbatte un uno spettacolare scorcio sul Corrasi incorniciato da un masso che forma un arco naturale .
Lasciando a sinistra Punta Solitta (1206 m) si prosegue sulla strada per il cuile Taletto , tipico esempio di antico ovile dove veniva costruito su pinnettu (ricovero e abitazione dei pastori molto diffuso nel circondario), da cui si diramano i percorsi alla scoperta delle bellezze naturali e dei siti archeologici più spettacolari .
Tra gli aspri paesaggi si aprono alcuni pianori tra cui quellodi Campu Donanigoro , al confine con Dorgali, da dove si diparte il sentiero per la s traordinaria dolina carsica di Su Sercone . Al suo interno la terra è risucchiata in un inghiottitoio a 685 m s.l.m. che ha creato l’impressionante voragine profonda circa 200 m e con un diametro di 400 m . Qui crescono bellissimi tassi secolari tra cui non è raro incontrare gruppi di mufloni .
Tra i monumenti naturali più suggestivi vi è l’ impressionate Canyon di Gorroppu , percorribile a piedi per un lungo tratto, che con le sue pareti alte fino a 450 m risulta uno dei più profondi d’Europa. Le acque del rio Flumineddu hanno scavato per millenni la roccia creando la profonda gola divenuta l’habitat di diversi endemismi sardi , tra cui la rarissima l’aquilegia di Gorroppu con i suoi delicati fiori che variano dal blu al bianco
Nei dintorni, circondato dalla foresta, sul ciglio di un alto costone roccioso spunta il nuraghe Presethu Tortu chiamato anche Gorroppu da cui si gode una bella visuale sul canyon e sul vicino nuraghe Mereu interamente costruito con conci di calcare che gli conferiscono il suggestivo colore bianco .
Più a sud dall’ incantevole distesa di Campu su Mudrecu ci si immette sulla strada per la foresta di Montes che custodisce l’ antichissima lecceta di Sas Baddes , alberi plurisecolari mai sottoposti al taglio, con caratteri unici in tutto il Mediterraneo. Su antiche vie di penetrazione, forse realizzate in epoca preistorica, è possibile raggiungere la cima del Monte Novo San Giovanni (1316 m. s.l.m.), dalle spettacolari guglie alte fino a 70 metri.
Terra di artisti e culla di arcaiche tradizioni Orgosolo rivela uno spirito vivace e un profondo legame con le sue radici. Il ricco patrimonio archeologico vanta importanti monumenti dell’epoca prenuragica : nel circondario si possono visitare diversi menhir e domus de Janas tra cui si ricordano quelle di Tettene, Istovuzzi e Pandelai.
Nel territorio si incontrano numerosi villaggi nuragici e sono stati censiti più di 30 nuraghi . Di grande interesse è quello di Mereu immerso nella cornice del Supramonte. La struttura è costruita con conci squadrati di calcare bianco che gli donano un particolar fascino ed è formato da una torre principale , che conserva la copertura a thòlos (una sorta di cupola) ancora integra , e due minori racchiuse da un possente bastione sul versante ovest. Da qui si gode uno spettacolare panorama sul Canyon di Gorroppu .
A nord-est è ben visibile il vicino nuraghe Presethu Tortu (chiamato anche Gorroppu per la vicinanza alla gola) in una suggestiva posizione sul ciglio di una parete rocciosa . Una grande muraglia alta oltre i 3 metri testimonia la presenza di un imponente antemurale a difesa dell’insediamento. Nel cuore della foresta tra i due nuraghi si incontrano i resti di un ampio villaggio e alcune sepolture dell’epoca chiamate Tombe dei giganti .
Al Medioevo risalgono i ruderi dell’antico villaggio di Locoe a nord del paese, intorno a cui sono ancora visibili i resti della parrocchiale intitolata a San Leonardo oltre a quelli delle chiese di Santa Maria, San Paolo e San Marco.
Il centro storico è caratterizzato da strette stradine e case in pietra arricchite dai bellissimi murales che hanno portato Orgosolo ad una fama internazionale. I primi dipinti murali di stampo politico-sociale risalgono alla fine degli anni Sessanta del Novecento e furono realizzati dal professor Francesco Del Casino aiutato dagli alunni della scuola media. In seguito numerosi artisti hanno offerto il loro contributo trasformando il paese in un vero e proprio museo a cielo aperto . A partire dagli anni ’80 si sono aggiunti altri soggetti ispirati alle scene vita quotidiana e alle tradizioni locali.
Tra le scenografiche vie si trova l’ antica parrocchiale di San Pietro dalle forme neoclassiche. Eretta nell’età bizantina ha subito diverse modifiche nei secoli come testimonia il bel campanile cuspidato di stile gotico risalente al Quattrocento.
Il paese è noto per laproduzione di su Lionzu , la raffinata benda che incornicia il viso delle donne quando indossano l’ abito tradizionale orgolese . Per la realizzazione del copricapo si utilizzano fili di seta prodotta da una selezionata varietà di baco allevato esclusivamente per questo utilizzo da una famiglia di artigiane che lo eredita di generazione in generazione . Per l’ordito si usa la seta al naturale mentre la trama è colorata con lo zafferano. Il prezioso filato viene pazientemente tessuto a mano su telai appositi seguendo antichi metodi e accurate composizioni .
Orgosolo è uno dei centri della Barbagia in cui si tramanda l’arcaico canto a Tenore, proclamato dall’UNESCO Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità.