Primavera nel Cuore della Sardegna 2023

Quando il Generale Alberto La Marmora giunse in Sardegna, nel raccontare i territori che visitò, scelse queste parole che ancora oggi appaiono come una fotografia di questi luoghi: “La profonda valle di Gairo è delimitata da impressionanti falesie verticali sotto le quali ci sono i paesi di Osini e Ulassai. Quando si passa attraverso, si resta colpiti dall’audacia con la quale i primi abitanti hanno costruito le loro case ai piedi degli immensi blocchi di rocce staccatisi da tempo, senza preoccuparsi che nuovi blocchi possano un giorno distaccarsi e travolgerle. Gli abitanti dei due paesi non si preoccupano troppo di questa spada di Damocle sempre sospesa sulle loro teste” .

E così che ai piedi dei Tacchi, monti di origine calcarea e dolomitica, e a due passi dalla fertile Valle del Rio Pardu, ricca di oliveti e filari di vite che accompagnano il dolce fluire del fiume fino ad incontrare il mare, si trova Osini uno dei paesi più piccoli dell’Ogliastra.

Il nome Osini secondo alcuni studiosi avrebbe origine fenicia e significherebbe “fortezza ricca e doviziosa”, secondo altri deriverebbe dal greco eùxenos e dal latino euinus che possono essere tradotti con il termine “ospitale”.

La nascita del centro abitato e della comunità che, nella storia, è conosciuta come Osini, è verosimilmente da attribuire all’età tardo antica e medioevale. Oggi arrivando in questo paese si potrà visitare l’abitato antico, abbandonato nel 1951 dopo l’alluvione e il nuovo centro, ricostruito un chilometro più a sud. Qui passato e presente si fondono in un’unica realtà dove l’antico “Osini vecchio” e il moderno “Osini nuovo” coesistono, creando uno scenario unico nel suo genere.

Il centro più recente è stato costruito seguendo le nuove regole dell’edilizia, che pur rispondendo alle esigenze dei tempi moderni privò il paese della sua identità, rievocata con nostalgia ancora oggi dai suoi abitanti più anziani. Una passeggiata ad Osini Vecchio tra le case in pietra diroccate e gli antichi cortili permette al visitatore di immergersi nell’atmosfera di quei tempi lontani, stregato da un fascino senza tempo.

Al centro del paese si eleva la chiesa dedicata alla patrona Santa Susanna, costruita probabilmente alla fine del XVII secolo, adibita di nuovo a luogo di culto dopo la ristrutturazione del 2004. L’undici di agosto, in occasione della festa in suo onore, tutti gli abitanti si ritrovano nella vecchia piazza per condividere momenti di aggregazione e vita sociale ascoltando gli schietti versi dei poeti sardi.

Grazie al successo di queste iniziative è in fase di realizzazione un progetto per ripristinare le caratteristiche dell’antico borgo, mantenendo inalterati gli stili abitativi tipici dell’architettura contadina di quel tempo.

Il territorio di Osini si alterna tra le dolci colline e le maestose cime del Taccu, altopiano calcareo formatosi circa 160 milioni di anni fa. La cima più alta è Punta Is Arenas con i suoi 1079 metri d’altitudine che domina la vallata sottostante, regalando un panorama mozzafiato. L’altopiano è rivestito da una natura lussureggiante e maestosa, boschi di lecci, macchia mediterranea (erica, cisto, lentisco, fillirea, corbezzolo…) sorgenti d'acqua fresca e numerosi fenomeni carsici. Non è raro avvistare diversi esemplari di fauna selvatica come il cinghiale, la volpe, il falco pellegrino, il corvo imperiale e il gatto selvatico. Inoltre, negli ultimi anni è stato attivato un progetto per il ripopolamento del cervo sardo, che trova in Taccu un habitat ideale.

Certamente garanzia alla custodia e al controllo della flora e della fauna del territorio è la presenza costante dell’Ente Foreste, che oltre alla sua opera di salvaguardia ha realizzato nella zona anche diverse aree pic nic, fruibili liberamente da coloro che vogliono trascorrere momenti indimenticabili immersi in questi splendidi boschi.

Osini è conosciuta anche per il Monumento Naturale La Scala (o Gola) di San Giorgio: un valico che deve il suo nome al vescovo San Giorgio (primo titolare della Diocesi di Suelli), che con un miracolo aprì il passaggio nella montagna. L’aspetto della gola, singolare e maestosa, suscita grande suggestione per l’altezza delle pareti e per la breve distanza che intercorre tra esse. Sono presenti diverse fratture rocciose una delle quali, nota con il nome di “Sa Brecca ‘e Usala”, è profonda quasi 100 metri e dalla quale fuoriesce una corrente d'aria fredda di circa 8°, che in estate diventa una piacevole sorpresa per i turisti. Alcune pareti, alte sino a 100 metri, conosciute in tutta Europa e meta di tantissimi sportivi ed amanti dell’arrampicata. Dal 2008 il Cammino di San Giorgio Vescovo è un pellegrinaggio turistico e religioso che rappresenta l'itinerario di evangelizzazione del Santo.

Dal trekking alla mountain-bike, dal free-climbing alla speleologia oppure una semplice passeggiata nei boschi può riservare al turista incontri di inaspettata bellezza; non è raro infatti, fermarsi a riposare sotto l'ombra di maestosi lecci secolari e rimanere incantati davanti alle variopinte orchidee selvatiche che crescono soltanto in questi luoghi.

Il paese ospita importanti opere di illustri artisti sardi, tra i quali si annovera Il gioco del volo dell’oca di Maria Lai, la rappresentazione della Dea Madre di Costantino Nivola e il murales di Pinuccio Sciola raffigurante una coppia che indossa il costume tradizionale di Osini. Merita una visita la vecchia stazione ferroviaria costruita in pietra locale e che conserva inalterate le scritte risalenti ai primi del Novecento, quando la storia degli abitanti di Osini s’intrecciava alle rotaie scintillanti del treno. La linea, dismessa ormai dal 1956, è diventata oggi un panoramico sentiero da attraversare a piedi, in bici ed a cavallo.

Al fine di conoscere le tradizioni di questi luoghi, è possibile partecipare a diverse feste religiose: ad aprile, in occasione delle celebrazioni in onore di San Giorgio Vescovo, i fedeli si recano in processione dal nuovo centro abitato fino all’antica chiesa campestre del 1300, intonando i rituali “goccius” ossia le preghiere cantate della tradizione religiosa sarda. Invece, a giugno Osini organizza una coinvolgente sagra delle ciliege che diventa un’occasione per presentare i prodotti locali (sia enogastronomici che di artigianato) e per far conoscere le bellezze del territorio a coloro che si recano in questo piccolo paese montano. In particolare, tra le produzioni di particolare rilievo, a Osini è possibile assaporare un olio extravergine d’oliva molto prelibato che ha portato al paese la nomina di “città dell’olio”. Infine, per gli appassionati di teatro, musica e spettacolo si segnala il Festival dei Tacchi che si svolge ad agosto in questo versante della vallata del Pardu.

Per gli appassionati di storia antica è doverosa una visita al parco archeologico, ricco di testimonianze del periodo nuragico (1700 a.C.) che si sono conservate nel loro isolamento geografico. Tra le principali, si segnala il Nuraghe Serbissi, situato a quasi 1000 metri di altitudine: è il più bello ed importante del Tacco ed è tra le architetture megalitiche più interessanti d'Ogliastra, splendido esempio di nuraghe a planimetria trilobata, è formato da quattro torri inglobate in un poderoso bastione e da un villaggio di otto capanne. La singolarità del sito è data inoltre dalla presenza di una grotta naturale sottostante, luogo di frequentazione di pastori e agricoltori, probabilmente fu utilizzata dai nuragici come dispensa e luogo di culto. Nella piana di Trucculu si erigono a controllo del territorio i nuraghi semplici Orruttu e Sanu. Di pregevole interesse, inoltre, è il complesso nuragico di Urceni, costruito sopra un torrione roccioso che lo proietta nel fondovalle sottostante.

Il paese è sempre stato molto legato al suo territorio anche perché proprio da esso traeva il proprio sostentamento economico. Pietra, terra e legno sono state da sempre utilizzate in campo edilizio e architettonico: le pietre calcaree per l’edificazione e per la fabbricazione della calce, la terra argillosa per creare le tegole e la legna per la produzione del carbone.

Ancora oggi è possibile visitare ciò che rimane degli antichi forni della calce, monumenti di archeologia industriale, la cui forma circolare ricorda l’architettura del nuraghe.