Cuore della Sardegna

Il territorio dove sorge il paese di Bitti si trova in una vallata protetta da tre colline: Monte Bannitu, Sant’Elia e Buon Cammino. Bitti deve il suo nome, secondo una leggenda, all’uccisione da parte di un cacciatore di una cerbiatta (in sardo sa bitta) che si abbeverava presso una fonte: l’attuale fonte di Su Cantaru, nel centro del paese.

All’interno del Parco Naturale Regionale dell'Oasi di Tepilora, nell’area di Crastazza, si possono intraprendere straordinari percorsi su antiche mulattiere e sulle vie percorse dai carbonai. Gli interventi di rimboschimento hanno restituito l’originale paesaggio in cui predomina il leccio, il ginepro (nelle aree più elevate), e la sughera (più a valle) incorniciati dalla vegetazione spontanea costituita da corbezzolo, fillirea ed erica.

Principale centro della Barbagia settentrionale, è celebre in tutto il mondo per il tradizionale canto a tenore e per le ricchissime testimonianze archeologiche lasciate dal popolo nuragico: resti di antiche civiltà immerse in una natura rocciosa e suggestiva, ricca di foreste, sorgenti e fertili vallate.

Romanzesu

Bitti, Romanzesu (foto Archivio Aspen - Mira Sardegna)

Il sito archeologico di Romanzesu è un grande insediamento di epoca nuragica nella regione di Poddi Arvu (Il pioppo bianco). Si suppone fosse un santuario dove i pellegrini dei villaggi vicini si riunivano per effettuare riti purificatori legati al culto delle acque.

Si estende per circa 7 ettari in un fitto bosco di sughere e costituisce uno dei più importanti complessi abitativi e culturali della Sardegna nuragica, con un centinaio di capanne, cinque edifici di culto, un tempio a pozzo e quattro a "megaron" ed un grande recinto cerimoniale. Il tempio a pozzo è collegato a un complesso di gradoni di grandi dimensioni, di un tipo finora sconosciuto, forse in funzione di riti collettivi. Nel villaggio sono presenti altri edifici di culto di tipo diverso: templi a megaron, a pianta rettangolare, con schema in antis (pareti lunghe prolungate sulla fronte e sul retro), e un altro dove sono state rinvenute armi in bronzo e il più ricco complesso di perle d’ambra dell’Isola.

Musei

Bitti, museo della Civiltà pastorale e contadina (foto Archivio Aspen - Eikon)

La visita al Museo della Civiltà pastorale e contadina offre un prezioso viaggio nella memoria: strumenti di lavoro d’altri tempi, necessità quotidiana di pastori, contadini, artigiani e massaie sono esposti con cura nelle sale di una casa che riproduce l’architettura di anni remoti, caratterizzata dal portico e dalle scale in granito, dal pavimento e dal soffitto di legno. La collezione è costituita da oggetti originali e vissuti, che secondo la sapiente disposizione evocano antichi modi di vita e momenti di lavoro di una quotidianità remota.

 

Bitti, canto a tenore (foto Archivio Aspen - R Brotzu)

Il Museo Multimediale del Canto a Tenore è una realtà davvero singolare in Sardegna, attraverso la quale, grazie alle tecnologie più moderne, è possibile conoscere un tipo di canto unico al mondo. Ospitato in un’ala del Museo della Civiltà contadina e pastorale, racconta lo studio e la valorizzazione delle diverse tradizioni di canto a tenore presenti nell’isola: luogo di riferimento per studiosi, gruppi di cantori, appassionati e visitatori. Espressione della polivocalità tipica dell’area barbaricina del centro-nord Sardegna, il canto a tenore è "Patrimonio intangibile dell'Umanità" UNESCO dal 2005. Il Museo racconta la storia e l’evoluzione del canto a tenore attraverso percorsi multisensoriali e conoscitivi che avvolgono il visitatore in una modalità esperienziale del tutto innovativa. Scopri di più sul sito del DISTRETTO CULTURALE DEL NUORESE.

I piatti della tradizione

Bitti, pasta fresca (foto Archivio Aspen - MC Folchetti)

Bitti vanta un ricco patrimonio enogastronomico: pasta fresca, formaggi, pane carasatu, dolci: Papassinos (biscotti di pasta frolla con uva passa e pezzetti di mandorla), Coffettura (intreccio di scorze d’arancia candite col miele e costellate di mandorle), Zilikas (sottile striscia di pasta di semola dai bordi frastagliati e rinchiusa a mano attorno a una farcitura con un ripieno di mandorle e miele o sapa). Non manca la più conosciuta Seata, chiamata in altre zone dell’isola sebadas o sevada, dolce che nasce come un vero e proprio piatto unico nell’ambito della tradizione agro-pastorale sarda. Questa frittella è preparata con un impasto a base di semola e strutto e ripiena di formaggio fresco acido e scorza di limone. Una volta fritta la seata viene servita con miele o zucchero, a piacere.

Il 1, 2 e 3 settembre a Bitti ci attende un programma molto interessante, scopritelo qui: http://www.cuoredellasardegna.it/autunnoinbarbagia/it/paesi/paese/Bitti/