Autunno in Barbagia 2023

Con i termini toni toneri si indicano in sardo le affascinanti rupi calcaree che caratterizzano il paese di Tonara da cui probabilmente deriva il suo nome. Tra queste straordinarie formazioni a partire dal Neolitico si stabilirono le antiche civiltà sarde.

I primi abitanti della zona hanno lasciato tracce nella grotta funeraria di Pitzu de Toni chiamata “cresiedda”: qui sono state ritrovate le bellissime ceramiche della cultura di San Michele di Ozieri (3200-2800 a.C.) e altri reperti della cultura di Bonnannaro (1800-1600 a.C.). Risalgono a questo periodo le domus de janas di Is furreddus in località Martì, tombe monumentali scavate in una roccia quarzosa chiamata “puddinga”. Durante l’età del Bronzo venne fondato il villaggio nuragico che si estende sulla parte meridionale della rupe di Su Nuratze , su cui sono stati rinvenuti i resti di una torre ormai scomparsa.

Testimonianze degli insediamenti di  epoca romana sono state scoperte nelle regioni di Perdas Lobadas, Tracullau-Tonnai e Mattalé, avamposto romano che controllava la strada che conduceva a Sorabile (nel comune di Fonni). Nella zona di Su Mammui si trovano i resti di tre villaggi Trocheri, Gonnalè e Idda intr’Errios (paese tra il rio Pitzirimasa e rio Bauerì). Probabilmente i loro abitanti si spostarono verso le zone più alte in cui sorse Tonara.

Agli inizi del 1200 in un atto registrato nel condaghe di Santa Maria di Bonarcado compare per la prima volta il nome del paese e nel 1341 dalle Rationes decimarum Sardiniae si apprende che la chiesa di Sant’Anastasia di Tonara era già costruita nella prima metà del XIV secolo. Nel Medioevo la villa di Tonara apparteneva al Giudicato d’Arborea ed era inclusa nella curatoria del Mandrolisai. Anche i suoi abitanti parteciparono alla grande guerra tra i re sardi e quelli iberici che si concluse con la vittoria degli aragonesi nel 1420. In seguito entrò a far parte del marchesato di Oristano e dopo la sua confisca (1478) passò sotto l’amministrazione regia aragonese che gli permise di mantenere alcuni antichi privilegi e di godere di particolari benefici.

Nel Seicento una parte degli abitanti del villaggio di Spasulè, forse per salvarsi dalla peste, si trasferì ad Arasulè, uno dei rioni storici del centro (gli altri quartieri storici sono ToneriTeliseri Ilallà). Con l’arrivo degli Asburgo e il passaggio a Casa Savoia, nel 1720, il centro fu gestito dai feudatari a cui la popolazione cercò più volte di ribellarsi fino al riscatto del feudo nel 1838.

Nel XX secolo il paese conobbe un certo sviluppo grazie all’abilità dei suoi numerosi artigiani e venditori ambulanti. Nel  1931 il rione di Ilallà venne definitivamente abbandonato dagli ultimi residenti che si stabilirono nelle aree più elevate del paese. Dalla seconda metà del Novecento è nato il nuovo rione di Su Pranu a ovest del centro.

Majestosas muntagnas / fizas de su canudu Gennargentu, / ch’in sas virdes campagnas / sas nucciolas bos faghent ornamentu , Maestose montagne / figlie del bianco Gennargentu / con le verdi campagne / i noccioli vi sono d’ornamento’ Peppino Mereu (Tonara 1872-1901).

Nei numerosi belvedere che circondano l’abitato di Tonara lo sguardo si perde su sterminati panorami che arrivano fino al golfo di Cagliari. Dai rilievi del Gennargentu si estendono rigogliose foreste e numerose sorgenti che vanno ad alimentare a valle i corsi d’acqua.

Fratture geologiche risalenti al Giurassico hanno dato origine ai cosiddetti “toni ” o “toneri”, scenografici tacchi calcarei che circondano l’abitato. Tra i rioni di Toneri e Su Pranu si trova la rupe di Su Toni che domina la valle di S’Isca. Alla base della roccia calcarea si accede alla profonda grotta chiamata Bucca de drò (‘bocca del drago’), dove, secondo le leggende popolari, abitavano le Gianeddas, una sorta di piccole fate dai lunghissimi capelli color del sole che quando venivano pettinati facevano cadere monete d’oro.

L’incantevole distesa di castagni, noccioli, querce, ciliegi e ontani ricopre la lussureggiante vallata di S’Isca. Qui scorre il rio Pitzirimasa che a circa un chilometro dal paese forma una suggestiva cascata con un salto di quasi venti metri.

Tutto il paesaggio si caratterizza per la presenza di alberi di castagni millenari ma anche noccioli e noci da cui si ricavano i frutti per la produzione del rinomato torrone di Tonara , immancabilmente presente in ogni festa e sagra della Sardegna. I boschi sono inoltre costituiti da lecci, roverelle, sughere, aceri e arbusti della flora mediterranea come lillatri e agrifogli di cui sono stati preservati diversi esemplari secolari in località Monte de susu. Nel sottobosco si possono ritrovare i funghi commestibili più apprezzati e ricercati come i porcini e l’ovolo buono .

Questo è l’habitat di diverse specie animali: cinghiali, lepri selvatiche, ricci, donnole e numerosi uccelli tra cui picchi rossi maggiori, ghiandaie e colombacci, ma anche rapaci (poiane, astori, sparvieri, civette, gufi, barbagianni).

Dal paese si organizzano splendide escursioni a piedi, in mountain bike o a cavallo, fino alla punta del Monte Muggianeddu (1469 m) e sulla cima della Conca Giuanni Fais (1499 m). Lungo i sentieri si possono ammirare gli avvallamenti creati nei periodi di abbondanti piogge dai corsi d’acqua, abitati dalle trote, e dai ruscelli in cui vive il merlo acquaiolo.

Paese dei torronai Tonara è famosa in tutta l’Isola per la produzione del prelibato torrone venduto dagli ambulanti in tutte le feste e le sagre della Sardegna. Molto conosciuti sono anche gli artigiani che producono sonaggias pittiolos, diverse tipologie di campanacci utilizzate per le greggi. I suoi abitanti si sono specializzati in numerose produzioni tipiche conservando così molte delle tradizioni locali.

Tonara è anche il paese natale del grande poeta Peppino Mereu (1872-1901) a cui sono intitolati diversi angoli e piazze dei suoi rioni storici : Arasulè, Toneri, Teliseri. Affacciate sulle strette strade del centro si conservano le graziose case in scisto con gli splendidi balconi coperti, s’istauleddos ammantaos, un tempo presenti su ogni facciata che spesso creavano collegamenti tra le abitazioni da un lato all’altro della via . Tra queste vi è l’antica Casa Porru , imponente abitazione di possidenti che in passato venne utilizzata anche come carcere. L’edificio, oggi sede del Museo etnografico e degli antichi mestieri, conserva l’antica separazione degli ambienti con i pavimenti in terra battuta al piano terra e s’intaulau, il soppalco ligneo alla base dei piani superiori.

La costruzione più antica del paese è la chiesa di Sant’Anastasia di cui si ha notizia già nel 1341 dalle Rationes decimarum Sardiniae. Edificata in  stile gotico nel XIV secolo all’interno del centro, fu abbandonata nell’Ottocento. Oggi conserva solo la parte absidale e si trova di fuori dell’abitato poco più a sud del quartiere di Toneri.

La parrocchiale, intitolata a san Gabriele Arcangelo, venne ricostruita nell’Ottocento sull’antica chiesa, edificata nel XVII secolo ma andata in rovina. Della precedente costruzione rimane testimonianza nel campanile eretto nel 1607. Altra importante chiesa è quella di Sant’Antonio da Padova che, costruita nel Cinquecento, conserva al suo interno interessanti affreschi del Settecento ritenuti opera degli Are.

Nei dintorni si può visitare la chiesa campestre di San Sebastiano costruita nel XVII secolo nell’antico rione di Ilallà, disabitato dal 1931 e di cui rimangono solo i ruderi. La chiesetta custodisce nella capriata in legno particolarissime sculture di forme zoomorfe.

Passeggiando lungo i bellissimi sentieri tra la natura incontaminata si incontrano diversi siti archeologici che documentano la preistoria a partire dalla cultura di San Michele di Ozieri (3200-2800 a.C.) fino al periodo romano.

A nord del paese si trova la  cresiedda una grotta funeraria scavata nel calcare di Pitzu de Toni. Qui sono stati ritrovati i più antichi resti della presenza umana nel territorio di Tonara risalenti al Neolitico. Dello stesso periodo sono le affascinanti tombe monumentali, le domus di Is furreddus in località Martì, scavate in una protuberanza di roccia quarzosa chiamata “puddinga”. Formate da tre ambienti comunicanti, sono circondate all’esterno da pietre rituali.

Del periodo nuragico rimangono alcuni resti di un villaggio nei pressi del tacco calcareo chiamato “Su Nuratze” a est dell’odierno quartiere di Su Pranu. In cima si trovava il nuraghe mentre sul fianco sud sono ancora visibili gli ingressi alle tombe scavate sulla parete rocciosa.

La presenza romana è documentata dai resti di Tonnai un villaggio di epoca imperiale in località Tracullau e il vicino avamposto militare di Mattalè.